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Lavoro, Confsal: sì a un’indennità di professionalizzazione – Italia Oggi

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Il segretario generale Margiotta, lancia la proposta dal Cnel: «bisogna incentivare il lavoratore ad accrescere la propria professionalità, puntando sulla formazione». Il sottosegretario al Lavoro, Claudio Cominardi: metteremo 2 mld l’anno per i centri per l’impiego

Adeguare il mondo del lavoro alle nuove tecnologie, alle diverse economie e alla globalizzazione del commercio, affinché la crescita delle opportunità porti a un aumento dell’occupazione. È questa la sfida del terzo millennio per imprese e lavoratori, ma anche per i sindacati. “Viviamo in tempi in cui le tecnologie evolvono rapidamente e i cambiamenti sono epocali, dal punto di vista organizzativo e umano”, ha detto il segretario generale della Confsal, Angelo Raffaele Margiotta, aprendo a Roma i lavori del convegno ‘Nuove economie e lavoro: sfide e opportunità’, organizzato dalla sindacato autonomo presso la sede del Cnel. Tra le iniziative messe in campo dalla Confsal, la principale è quella che Margiotta chiama “indennità di professionalizzazione”. Si tratta di una proposta che “tende a incentivare il lavoratore ad accrescere la propria professionalità, puntando sulla formazione: ci deve essere una indennità ad personam che tiene conto delle competenze già acquisite dal lavoratore, cui si sommeranno quelle ancora da assimilare”. Un modo, insomma, per cercare di rafforzare i lavoratori in una fase di forte debolezza del mercato del lavoro. Secondo alcuni studi, infatti, il 70% dei nati oggi svolgerà lavori che attualmente non esistono, mentre è stato stimato che entro il 2030 scomparirà il 50% delle professioni di cui oggi è composto il panorama. Secondo l’analisi del sottosegretario al Lavoro, Claudio Cominardi, un mercato sempre più florido non genera più ricchezza per il Paese e gli occupati. È una situazione di cui la politica deve prendere atto prevedendo e programmando soluzioni. Tra queste ha citato il Decreto dignità, uno dei primi e più importanti interventi del governo. E l’investimento di circa 2 mld l’anno per i centri per l’impiego. “In futuro le sfide legate al mondo del lavoro saranno molto impegnative- spiega il presidente del Consiglio nazionale dell’Economia e del Lavoro, Tiziano Treu– perché non è chiaro quale sarà l’impatto delle nuove tecnologie, soprattutto in termini quantitativi, sul mondo occupazionale. In ogni caso, è indubbio che ci saranno dei cambiamenti molto profondi per la qualità e la distribuzione del lavoro”. Per il numero uno del Cnel “siamo già in una fase di transizione che però non sappiamo quanto durerà: per questo dobbiamo intervenire in anticipo con l’obiettivo di evitare prima di tutto il precariato, regolamentando certe professioni”. Un appello che risponde al dibattito delle ultime settimane sulle tutele anti-sfruttamento per i cosiddetti ‘riders’, di cui anche il ministero del Lavoro e delle Politiche sociali si sta occupando nel capitolo dedicato ai lavoratori della Gig economy. “Per questa categoria è necessario introdurre ilsalario minimo per legge, orario o a prestazione- sottolinea l’ex ministro del Lavoro, Cesare Damiano– Parliamo di persone che non hanno alcun contratto di lavoro di riferimento, mentre è necessario mettere in cantiere una nuova generazione di leggi che garantisca nuovi diritti e tutele nel tempo dell’economia digitale”. Paralellamente, conclude Treu, “è necessario investire sulle persone e le competenze, che rappresentano la migliore vitamina contro la distruzione dell’occupazione da parte di alcune tecnologie”. “Le tecnologie cambiano in modo esponenziale generando nuove forme di autonomia e, di conseguenza, diverse forme di lavoro sia dal punto di vista strutturale e organizzativo che umano. Questo pone una sfida per il lavoratore in termini di professionalizzazione, ma anche al sindacato che si trova a cambiare il suo modo di essere e la sua proposta generale”, ha detto Margiotta.

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