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Diretta live su questo canale il 7 ottobre 2021 ore 10.00

Dal 1994, anno di nascita della figura del Rappresentante dei lavoratori per la sicurezza le denunce di infortunio sono calate da 1.041.155 alle 536.904 del 2019, ultimo periodo con cui è possibile fare un confronto omogeneo, al netto degli effetti pandemici. Nello stesso arco di tempo le denunce di infortuno mortale sono passate da 1.328 a 1.163. 

La curva, però, si è fermata a partire dal 2015, anno dal quale la diminuzione degli infortuni si è praticamente stabilizzata. Stesso discorso per gli incidenti mortali, che negli ultimi mesi hanno addirittura ricominciato a crescere. Tra le strade per incidere strutturalmente nel contrasto agli infortuni e alle malattie professionali e far tornare a decrescere quella curva c’è sicuramente il rafforzamento del ruolo e delle competenze dei Rls.

L’articolo 50 del D.lgs 81/2008 definisce gli ambiti di partecipazione dei Rsl alle misure di prevenzione e contrasto degli infortuni. Il Rappresentante dei lavoratori per la sicurezza è coinvolto, sulla carta, in numerose fasi del Sistema di prevenzione e protezione aziendale. Svolge funzioni ispettive e di controllo, riceve informazioni puntuali su tutte le misure messe in atto, assolve compiti consultivi in merito alle iniziative dell’azienda. Nella pratica, però, non ha alcun potere reale.

Stando all’indagine Im pact:Rsl sviluppata dall’Inail nel 2017 su un campione molto ampio di Rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza(Rls), per la sicurezza del territorio (Rlst) e per la sicurezza del sito produttivo (Rlssp), “permangono diverse difficoltà per l’assunzione di un ruolo attivo da parte del Rls”. Nella maggior parte delle aziende, si legge nelle conclusioni dell’indagine, “il Rls è ostacolato da diversi fattori che impediscono l’affermazione di un un ruolo attivo e partecipativo, soprattutto a causa di sistemi di gestione immaturi che mortificano i diritti di informazione, consultazione e partecipazione”.

Uno dei punti centrali per rafforzare il ruolo dei Rls è quello della formazione. Come scrive l’Inail, “il primo elemento in grado di contribuire ad un progressivo recupero di centralità del ruolo di Rls è la sua formazione”. Da un lato bisogna “rafforzare le competenze tecniche avanzate in tema di analisi del rischio”, dall’altro “sviluppare competenze legate alla comprensione dei modelli dei processi tipici dei sistemi di gestione della salute e della sicurezza sul lavoro”.

In questo scenario, assumono particolare importanza i Modelli di organizzazione e di gestione, che hanno, laddove adottati ed efficacemente attuati, efficacia esimente della responsabilità amministrativa prevista dal D.lgs 231/2001. Lo scopo di tali modelli, che sono alla base dei Sistemi di gestione della sicurezza sul lavoro, è integrare la materia della salute e sicurezza in azienda con gli altri fattori organizzativi e produttivi. Questo comporta un fortissimo coinvolgimento dei lavoratori e dei loro rappresentanti, che al mero ruolo consultivo affiancano la partecipazione attiva alle decisioni sulla salute e sulla sicurezza.

L’ultimo tema riporta alla questione fondamentale dell’impatto dell’organizzazione del lavoro sui livelli di salute e sicurezza nelle aziende. Un legame che, purtroppo, viene totalmente trascurato nel momento in cui in moltissime realtà contrattuali i Rls non hanno diritto di cittadinanza al tavolo della trattativa di secondo livello, dove molti aspetti fondamentali vengono discussi e negoziati.

In sintesi, per migliorare i livelli di sicurezza nelle aziende partendo dal rafforzamento dei Rls occorre:

1) Intervenire sulla formazione, per dotare i Rls delle adeguate competenze tecniche.

2) Coinvolgere attivamente i Rls attraverso una maggiore diffusione dei Modelli organizzativi di gestione e un accesso alla contrattazione di secondo livello.

3) Mettere i Rsl in grado di agire senza temere ripercussioni disciplinari e/o discriminatorie, in modo da poter contribuire in maniera efficace all’attività decisionale e di vigilanza.

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