La Confsal scrive al Governo affinché intervenga al più presto in concerto con le parti sociali.
“Come può un soggetto invalido sopperire alle sue esigenze primarie solo con un sostegno economico che per quest’anno ammonta a soli 287,09 euro? Una cifra esigua che necessita inevitabilmente di un’integrazione che solo un’attività lavorativa può fornire”, così dichiara il segretario generale della Confsal Angelo Raffaele Margiotta in una lettera indirizzata al presidente del Consiglio Mario Draghi e al ministro del Lavoro Andrea Orlando, a seguito del messaggio INPS n. 3495/2021 che chiarisce i requisiti per l’ottenimento dell’assegno mensile di invalidità parziale ex art. 13 della legge 118/71.
L’Inps spiega infatti che il mancato svolgimento dell’attività lavorativa è da considerarsi, al pari del requisito sanitario, un elemento costitutivo del diritto alla prestazione assistenziale.
Ad oggi l’interpretazione era stata estensiva, permettendo cioè di accedere al supporto economico anche a chi svolgesse un’attività lavorativa minima, con un limite di reddito fissato a 4.931 euro annui.
“La risoluzione INPS rappresenta un’ingiustizia sociale grave verso coloro che sono già socialmente fragili e vittime di lavori precari “, si legge nella lettera. “Non va sottovalutata anche l’istigazione al lavoro nero e la negazione del diritto al lavoro che la norma reca in sé. Uno strumento discriminate come questo impone un immediato intervento del Governo con il previo coinvolgimento delle parti sociali.
La Confsal propone che l’Istituto previdenziale incrementi l’assegno di invalidità civile portandolo quantomeno al pari del reddito di cittadinanza, considerando che al di sotto di esso c’è solo la povertà assoluta”, conclude il segretario generale Margiotta.