Un provvedimento che si rivelerà inefficace, come prevedibile, e in parte inattuabile. Questa l’opinione della Confsal in merito all’atto governativo 328 del 2016, il decreto che riforma la dirigenza pubblica. Il 7 ottobre scorso una delegazione del sindacato, composta dal vicesegretario generale Fedele Ricciato e dall’avvocato Maria Rosaria Curti, dell’ufficio legale, è stata audita in materia dalla commissione Affari costituzionali della Camera.
I punti salienti del nuovo intervento legislativo riguardano l’articolazione della dirigenza pubblica in tre ruoli (statale, regionale e locale) e previsione del ruolo unico dei dirigenti, la loro responsabilità amministrativo-contabile e le nuove disposizioni relative al trattamento economico. Una novità riguarda poi la sola dirigenza locale, in cui confluiscono i segretari comunali. Infine, viene riformata la scuola nazionale dell’amministrazione.
La delegazione della confederazione generale dei sindacati autonomi, preso atto che il 29 settembre scorso la Conferenza unificata regioni e autonomie locali non ha reso il proprio parere, ritiene indispensabile un approfondimento sulla normativa recante il rapporto tra politica e dirigenza e la costituzione e il ruolo delle commissioni nazionali che devono gestire i tre ruoli unici. L’intervento in commissione ha evidenziato che nel provvedimento sono presenti alcune criticità riguardanti:
- la violazione dei principi costituzionali;
- l’eccesso di delega riguardo ad alcuni istituti giuridici;
- la discutibile costituzione e ruolo delle commissioni nazionali;
- la nuova mobilità;
- il sistema di valutazione;
- il diritto all’incarico;
- i dirigenti privi di incarico;
- il rapporto tra la funzione di indirizzo (ministeriale) e di gestione (dirigenziale);
- la responsabilità “esclusiva” del dirigente;
- l’abolizione della figura e dell’albo dei segretari comunali.
La Confsal ha sostenuto che tutto l’impianto normativo debba essere seriamente e attentamente valutato sulla base della corretta interpretazione delle norme costituzionali di cui all’art. 98 Cost. che prevede che i dipendenti pubblici sono al servizio esclusivo della nazione e dell’art. 97 Cost. che prevede che ai pubblici uffici si accede per concorso. Tutto ciò per garantire l’autonomia e l’indipendenza della pubblica amministrazione, che solo così potrà raggiungere gli auspicati livelli di efficienza e di efficacia, nel pieno rispetto dei ruoli istituzionali. In conclusione, la Confsal ha rilevato che, oltre ai profili di incostituzionalità e di illegittimità rispetto alla legge delega, il provvedimento, si rivelerà prevedibilmente inefficace e, per alcuni istituti inattuabile. L’auspicio è che si voglia ragionare sul testo della legge delega, anche in funzione di una seria e attenta modifica dell’atto governativo n. 328/2016.