La valorizzazione del lavoro attraverso una “buona” occupazione ed un effettivo recupero del potere di acquisto delle retribuzioni con “moderne” politiche contrattuali accompagnate da una redistribuzione più equa della pressione fiscale costituiscono i fattori decisivi per realizzare l’auspicata equità e la necessaria coesione sociale, nonché per “fare sistema” in funzione della crescita economica.
Tutto questo non ha avuto la qualifica della “priorità” nell’agenda degli ultimi Governi della Repubblica, se è vero che la flessibilità del lavoro si è rivelata nella maggior parte dei casi precarietà duratura e fortemente penalizzante per i lavoratori, un fenomeno diffuso fra giovani e donne, sia nel settore privato che in quello pubblico, con particolare riferimento al settore strategico della conoscenza, e se è vero, ancora, che si è registrata una pericolosa caduta del potere di acquisto delle retribuzioni per effetto della grave mancanza di una concreta e puntuale attuazione del “nuovo” modello contrattuale e di una equa riforma fiscale.
Riforma del mercato del lavoro e del welfare, riforma del fisco e piano per una “buona occupazione” costituiscono i grandi campi di intervento per l’equità e per lo sviluppo, finora colpevolmente disattesi da Governo e Parlamento.
Il Governo Monti, al momento, ha manifestato l’intenzione di voler intervenire per riformare il mercato del lavoro e del welfare, aprendo una prima fase di consultazione delle Parti sociali, molto discutibile nelle sue modalità e soprattutto poco proficua. Ma la vera questione è che ancora non esiste una proposta governativa organica e complessiva.
La Confsal sulla riforma del mercato del lavoro ha avuto modo di presentare al Governo una sua proposta incentrata sulla stabilizzazione del rapporto di lavoro, secondo un processo di riduzione dei contratti dei precari facendoli costare di più rispetto a quelli a tempo indeterminato, sulla incentivazione delle assunzioni stabili puntando sul potenziamento dell’apprendistato per i giovani con il chiaro obiettivo dell’accesso al contratto a tempo indeterminato, sul contratto di ricollocazione per gli over 50 e sulla facilitazione dell’inserimento nel mondo del lavoro delle donne attraverso la leva fiscale.
Sulla riforma degli ammortizzatori sociali, abbiamo rilanciato il deciso superamento dell’attuale frammentato sistema ordinario, straordinario e in deroga per realizzare un “nuovo sistema universale”, di tipo europeo, con l’estensione dei due pilastri da confermare: la cassa integrazione guadagni e l’indennità di disoccupazione e mobilità. La tutela “universale”, vale a dire l’estensione delle tutele a tutte le tipologie di lavoro e a tutte le dimensioni aziendali, può essere finanziata con il contributo di tutte le imprese.
Per la Confsal la riforma del mercato del lavoro e del welfare va obbligatoriamente accompagnata da un organico piano occupazionale orientato a favore dei giovani con un forte sostegno all’apprendistato e un effettivo potenziamento della formazione iniziale e continua e a favore delle donne con la previsione di una mirata fiscalità di vantaggio. Inoltre, la Confsal ha sollecitato un piano per l’occupazione nel Mezzogiorno e nelle aree deboli del Paese incentrato su una trasparente ed efficace fiscalità di vantaggio.
Altra questione centrale, per la Confsal, è costituita dalla conciliazione dei tempi di lavoro con i tempi di vita sociale e pertanto abbiamo ribadito una nostra proposta innovativa, la cosiddetta “Banca del tempo”.
Intanto, in questi giorni abbiamo registrato esiti alquanto positivi in merito ad alcune nostre richieste “correttive” alla riforma previdenziale e pensionistica riguardo ai lavoratori “precoci” e a quelli “esodati”, vale a dire quei lavoratori che hanno perso il lavoro per fallimento aziendale o che si sono licenziati per andare in pensione. Il Governo in questa occasione ha saputo valorizzare le giuste ragioni rappresentate dalla Confsal e dalle altre Parti sociali rappresentative. È questa la dimostrazione che un proficuo confronto può fornire le soluzioni più giuste.
Su un’altra questione centrale avanzata dalla Confsal, un’equa riforma fiscale per liberare il lavoro dall’eccessivo carico fiscale, in particolare la concreta riduzione dell’imposizione fiscale per lavoratori, pensionati e famiglie da finanziare con gli introiti di una “vera” e incisiva lotta all’evasione e all’elusione fiscale e al lavoro sommerso, il Governo non si è espresso. L’attuale silenzio potrebbe preludere a una grave inerzia governativa con l’inevitabile pregiudizio, a causa dell’ulteriore caduta della domanda interna, per la crescita economica indispensabile per centrare gli obiettivi della economia reale e della finanza pubblica del Paese.
Per la Confsal gli obiettivi dell’equità sociale e della crescita economica occupazionale potranno concretizzarsi soltanto se il Governo saprà operare sul fronte delle riforme strutturali strategiche della economia, della finanza pubblica e del lavoro e fra queste la riforma del fisco si colloca al primo posto nella scala delle priorità.
Il Governo italiano, ancora, dovrà operare con impegno incessante in Unione Europea affinché si affermino le ragioni forti della crescita, seppure nella stabilità finanziaria, come ha fatto in queste ore con il recente Nuovo Patto sottoscritto da 25 Stati membri.
In definitiva, se il Governo Monti saprà operare sul fronte del mercato del lavoro, del welfare e del fisco con saggezza, equità, lungimiranza ed efficacia, la Confsal non farà mancare il suo fattivo contributo propositivo. Al contrario, se il Governo Monti continuerà a chiedere sacrifici a lavoratori, pensionati e famiglie alla Confsal non rimarrà altra strada da percorrere: una ferma opposizione con forti azioni di lotta.
Segretario generale Confsal