DALLA RECESSIONE ALLA RIPRESA DELLA CRESCITA
Liberare lavoro e impresa
dal peso dell’imposizione fiscale
Per la Confsal s’impone una riforma del fisco all’insegna dell’equità
di MARCO PAOLO NIGI
L’economia italiana è in recessione dopo un duraturo periodo di stagnazione. I fattori negativi che hanno determinato prima la stagnazione e poi la recessione sono di natura esogena legati all’andamento dell’economia mondiale ed europea e alle criticità dell’Eurozona e di natura endogena riconducibili ai gravi ritardi delle riforme strutturali del sistema Paese.
Pertanto, l’uscita dalla recessione e la ripresa della crescita potranno avvenire a condizione che gli organismi sovranazionali mondiali ed europei assicurino una “nuova” governance dell’economia e l’Italia, oltre a svolgere attivamente il suo ruolo internazionale, avvii e realizzi le riforme di sistema nel campo socio-economico e finanziario, nonché istituzionale.
La Confsal considera ormai improcrastinabile la riforma del fisco per affermare un minimo di equità sociale e per liberare dall’insopportabile peso dell’imposizione fiscale il contribuente onesto e l’impresa “legale” e virtuosa, ovvero la società e l’economia regolare in funzione dello sviluppo.
La nostra ferma convinzione ha trovato un’ ulteriore autorevole conferma nel recente Rapporto sull’economia italiana del Fondo Monetario Internazionale.
Infatti, nel Documento F.M.I. si afferma, tra l’altro, che per ridare dinamismo all’economia italiana e per rivitalizzarne la crescita si deve procedere alla revisione della tassazione su lavoro e impresa e alla riduzione del peso fiscale complessivo e del fenomeno anomalo dell’evasione e dell’elusione. Il Fondo Monetario Internazionale, inoltre, precisa che la disciplina della finanza pubblica va coniugata con una maggiore attenzione alla crescita, anche con provvedimenti innovativi e coraggiosi.
Sul precario stato e sulle difficili prospettive dell’economia italiana si sono anche espressi in questi ultimi giorni l’OCSE e l’ISTAT con eloquenti e convergenti Rapporti.
Pertanto, il Governo, dopo aver impostato - a nostro parere - in maniera iniqua il risanamento dei conti pubblici, è obbligato ad operare prioritariamente sul fisco per le ragioni superiori dell’equità e della crescita.
Equità e crescita, con il risanamento dei conti pubblici, costituiscono il nucleo centrale del programma di Governo e quindi la ragione prima della permanenza dell’Esecutivo “Monti”.
Pertanto, il Governo dovrà tener conto che l’attuale sistema fiscale non è equo e non è funzionale alla crescita, se è vero che la pressione fiscale è aumentata nell’ultimo decennio dal 40,5% del Prodotto Interno Lordo del 2002 al 45,1% della previsione 2012.
Si tratta di un livello insostenibile per i soggetti d’imposta con prelievo alla fonte e per le imprese “legali” e virtuose e per tutta l’economia regolare. In particolare, l’alta pressione fiscale ha determinato una situazione di iniquità sociale per i soggetti con prelievo alla fonte, come i lavoratori dipendenti e i pensionati, il cui ridotto potere d’acquisto comporta la progressiva caduta della domanda interna, con l’effetto inevitabile della recessione.
L’andamento dell’imposta sui redditi delle persone fisiche, la fonte più importante del sistema fiscale, rivela un deciso incremento del gettito dei redditi da lavoro dipendente e da pensione e un decremento di quello da lavoro autonomo, d’impresa e di partecipazione. È un dato di fatto causato dal fenomeno dell’evasione, dell’elusione e della erosione della base imponibile che non può certamente riguardare i soggetti tassati alla fonte quali i lavoratori dipendenti e i pensionati.
Pertanto, il Governo dovrà considerare un’azione concertata in materia di riforma del fisco e di ripristino della legalità fiscale.
L’azione dovrà consistere nel:
• intervenire sulla imposta sui redditi delle persone fisiche, tagliando di tre punti la prima aliquota, dal 23% al 20%, e la terza aliquota dal 38% al 35%, al fine di ridurre l’attuale eccessiva incidenza dell’imposta sulle classi sociali meno abbienti e sulle classi medie;
• cancellare l’Imposta Municipale Unificata - IMU - sulla prima casa o, in subordine, sull’unica casa, a beneficio di chi ha una sola casa per abitazione;
• compensare la riduzione del prelievo sull’ imposta sui redditi delle persone fisiche e sull’IMU con:
• l’inasprimento dei provvedimenti e delle iniziative anti-evasione/elusione con l’introduzione del reato penale, affermando in materia fiscale il principio secondo il quale “il diritto e la legalità si regge sulla serietà della sanzione”;
- l’aumento dell’IVA sui beni/servizi voluttuari e di lusso, individuandoli nelle loro tipologie;
- una imposta, limitata nel tempo, sui “grandi” patrimoni.
Con i suddetti provvedimenti si potrebbe ripristinare un minimo di progressività fiscale nell’universo dei soggetti d’imposta e rimuovere un importante fattore endogeno negativo di crescita, liberando risorse per consumi, risparmi e investimenti.
Finora il Governo, con i suoi discutibili provvedimenti, non ha garantito equità e non ha registrato effetti positivi sul fronte della crescita. Non vorremmo subire ulteriori iniquità con la sua grave inerzia sul fronte della mancata riforma fiscale.
Pertanto, se il Governo, nelle prossime settimane, non sarà in grado di fare riforme coraggiose e incidenti, riforme impegnative e quella del fisco - a nostro parere - è la decisiva per equità e crescita, dovrà trarne le dovute conseguenze.
* Segretario generale Confsal